di Enrico Simonetti

12/06/2018

L’immagine della amaca evoca momenti di relax sotto una palma , in riva ad una bella spiaggia tropicale.
Vorremmo che accanto a questa idilliaca immagine ,riuscissimo con questi brevi spazi che periodicamente andremo ad inserire nella nostra pagina, a rivalutare il concetto di ozio nella sua concezione classica di “otium”. Un momento di fondamentale importanza, nel quale gli uomini liberi potevano riflettere con calma e ponderazione, sulle scelte da compiere nella loro attività quotidiana.
In ossequio a questo nobile e purtroppo troppo spesso trascurato aspetto dell'ozio, iniziamo oggi a riflettere su un tema che sarà necessariamente all'ordine del giorno, per la nostra categoria, nei prossimi mesi, il rinnovo del nostro contratto di lavoro.
Dai mesi che seguiranno l'estate inizieranno le grandi manovre che porteranno il nostro settore a rinnovare regole e strumenti con i quali definire il nostro agire quotidiano, nei prossimi quattro anni.
La prima è operazione che dovremo fare, sarà quella di capire il contesto in cui tale rinnovo si svolgerà. Sarà di fondamentale importanza, la consapevolezza che esso sarà sempre una via di mezzo, tra le nostre volontà e quelle dei banchieri. L'esperienza ci insegna che essi, cercheranno ogni possibile giustificazione per dire no a qualsiasi nostra richiesta, sia essa economica,che normativa. Sarà una guerra e come in tutte le guerre, sarà fondamentale considerare bene il contesto in cui si opera.Il contesto è quello che quotidianamente testimoniamo: gli ultimi recenti scandali hanno portato la considerazione sociale della nostra categoria, ai minimi storici. Siamo stati troppo spesso confusi con i banchieri e con gli amministratori dei nostri istituti, senza alcun distinguo e questo non ci ha sicuramente giovato nè ci sarà d’aiuto nelle nostre rivendicazioni.
La Fabi e tutti i sindacati, hanno compiuto uno sforzo mediatico e informativo gigantesco, per cercare di distinguerci da chi era il vero artefice e beneficiario dei colossali dissesti finanziari, che hanno colpito molte prestigiose banche e la loro clientela. Un altro elemento che sicuramente influirà sul rinnovo, sarà la profonda rivisitazione che in conseguenza degli aumenti di capitale e delle risoluzioni che hanno colpito molte banche, hanno subito gli assetti proprietari delle stesse. Alcune di esse hanno cessato di esistere come entità autonome,risultando assorbite da gruppi di maggiori dimensioni. Altre hanno visto un radicale mutamento della struttura proprietaria, con ingressi massicci di Fondi di investimento spesso esteri e il radicale ridimensionamento degli storici azionisti di maggioranza, costituiti dalle fondazioni.
A nostro favore potrebbero invece risultare le rinnovate capacità reddituali che molte banche, soprattutto le più grandi, stanno dimostrando in questi ultimi mesi Non dovremo illuderci che automaticamente, da questi nuovi profitti derivino aumenti salariali conseguenti.
Nel nostro settore è ampiamente praticata la massima di privatizzare i profitti e socializzare le perdite. Anzi per dirla tutta, molti top manager del nostro settore si sono distinti per la capacità di percepire stipendi milionari, anche nel momento in cui distruggevano le banche a cui erano preposti.
Per noi questo principio non si è applicato, anzi siamo dovuti restare in trincea, rimboccarci le maniche e a prezzo di enormi sacrifici, rimediare ai disastri compiuti da manager e amministratori lautamente pagati.
Dovremmo anche essere attenti a capire che,molti di questi guadagni oggi tanto sbandierati, poggiano su basi pericolosamente effimere e a nostro giudizio non socialmente auspicabili. La fame bulimica di profitti nel brevissimo periodo, propria di troppi attori del sistema bancario grandi azionisti e top manager da essi nominati, in primis ,se non sarà limitata da norme contrattuali forti, porterà a conseguenze sociali devastanti per la categoria e per il paese

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